Questa volta andiamo a fare una chiacchierata direttamente nell’area produttiva di Omag, a bordo macchina. Roberto si occupa di collaudare le confezionatrici ed eseguire l’installazione nelle sedi dei clienti, sia in Italia che all’estero. E’ un lavoro dinamico, che richiede di essere sempre pronti a partire per intervenire in caso di necessità del cliente. Ma anche un ruolo che ti pone sempre nuove sfide. Ne parliamo con Roberto.
Nome: Roberto Boccalini
Classe: 1987
Origine: Gabicce Mare
Appassionato di sport acquatici. Ama le lasagne ed è leggermente scaramantico.
Roberto, raccontaci qualcosa di te. Come sei arrivato in Omag?
Sin da bambino (non avevo più di 3-4 anni) non vedevo l’ora che arrivasse il sabato pomeriggio per passare un po’ di tempo con mio babbo e mio zio. La mia famiglia aveva un’azienda che produceva macchine per il legno, proprio di fronte alla storica sede della Omag a case Badioli, dove oggi c’è l’officina meccanica.
E quindi il sabato pomeriggio lo passavo con loro, mi piaceva osservare e imitare quello che facevano. Girovagavo tra saldatrici, smerigliatrici, trapani…mi incuriosivano molto. Osservavo e studiavo i movimenti dei vari operatori perché l’imperativo era “guardare e non toccare!”.
Quando finalmente mi sono diplomato come perito meccanico sono ufficialmente entrato a far parte dell’azienda iniziando prima dal reparto carpenteria per poi passare al montaggio delle macchine fino ad arrivare ad installare le macchine dai clienti finali.
Mio padre ha sempre cercato di insegnarmi più cose che poteva, quindi spesso mi portava con lui durante gli incontri e le trattative per la vendita. Queste occasioni mi hanno fatto capire quanto è importante instaurare con il cliente un rapporto di fiducia basato sulla partnership. Che poi è un insegnamento che ho ritrovato qui in Omag a distanza di anni; la vendita è solo il primo passo del rapporto che si instaura con il cliente, che dura per anni.
Ad un certo punto l’azienda di famiglia chiude e arrivare in Omag è stato per me abbastanza naturale. Avendo sempre visto l’azienda di fronte alla mia, non mi sembrava di abbandonare una famiglia per entrare in un’altra. Ho visto l’evoluzione dell’azienda negli anni, seguito il suo percorso e quindi mi è sembrato subito un ambiente come casa, come se non avessi cambiato famiglia ma come se stessi allargando la mia.
Mi sono sempre domandato cosa ci fosse in quelle grandi casse di legno che uscivano dal capannone di fronte e finalmente avevo l’occasione di scoprirlo.
Dal giorno in cui hai scoperto il contenuto delle casse di legno ad oggi sono passati 6 anni. Di cosa ti occupi? Ti piace?
Oggi sono un collaudatore.
Dopo un periodo iniziale passato nel reparto montaggio, dove ho imparato a montare i vari gruppi che vanno a comporre le confezionatrici, sono passato al reparto collaudo, dove le macchine prendono vita.
Ho iniziato collaudando e installando dai vari clienti prima macchine confezionatrici stand alone più semplici fino ad arrivare ad oggi, dove mi occupo dell’installazione di prototipi di macchine e linee. A volte delle vere e proprie sfide, ma è proprio questo il bello!
Quello che mi piace è che c’è molta comunicazione e ascolto reciproco tra i vari reparti, soprattutto tra il nostro e l’ufficio tecnico. Occupandomi spesso del collaudo di prototipi, ho l’abitudine di scrivere (rigorosamente a mano) relazioni e possibili migliorie da applicare sulla confezionatrice per poter dare degli spunti a chi si occupa della progettazione. Grazie a questo feedback continuo capita spesso che a distanza di pochissimi mesi trovo la modifica richiesta applicata sulla confezionatrice, proprio come mi è successo oggi.
Raccontaci di qualche progetto particolare che hai seguito. Ne hai uno preferito?
Mi occupo spesso di progetti pionieri quindi ognuno a modo suo mi è rimasto impresso. Ho lavorato al collaudo della prima linea con formatrice e chiuditrice totalmente made in Omag, il nostro primo approccio al packaging secondario. Ma anche allo sviluppo delle confezionatrici orizzontali con l’integrazione della chiusura a zip. E ancora ad una linea composta da diversi robot per un grande cliente internazionale, un’applicazione che non si era mai vista prima.
Ecco, forse proprio quest’ultimo è uno dei progetti che mi è rimasto più impresso: un progetto nuovo e molto particolare, una sfida affidata a me e portata a casa con successo, tanto che il cliente sta valutando l’acquisto di una seconda linea identica!
Progetti futuri?
Chi può dirlo? Può capitare di dover preparare uno zaino al volo e partire il giorno dopo.
No, seriamente: imprevisti a parte che cerchiamo di gestire sempre nella maniera più rapida ed efficace possibile, le attività in programma sono tante. A partire da importanti FAT e SAT già programmati per i prossimi mesi fino agli sviluppi di nuovi prototipi già a calendario.
Mi piacerebbe avere sempre più tempo da dedicare alla formazione dei ragazzi nuovi. Siccome ogni confezionatrice è diversa dall’altra, credo molto nella formazione e cerco il più possibile di trasmettere il mio know how anche ai nuovi arrivati in modo che possano acquisire le competenze per fare al meglio il loro lavoro. Penso che il tempo “speso” per insegnare non sia mai tempo sprecato, proprio come mio babbo faceva con me.
Mi piace pensare al mio ruolo come in continua evoluzione, come in una vera famiglia: prima sei figlio, poi diventi padre e dopo ancora nonno.